Hai presente quella sensazione quando la sgorbia entra nel legno come se fosse burro? Non è magia, non è fortuna: è affilatura. Una lama tirata a specchio riduce le vibrazioni, abbassa lo sforzo sulle braccia e, paradossalmente, rende la lavorazione più sicura. Al contrario, una sgorbia spuntata strappa la fibra, ti costringe a forzare la mano e rovina la superficie del pezzo.
Ecco perché l’affilatura non è un momento secondario ma il cuore pulsante del tornio.
Un pizzico di geometria senza sudare sul goniometro
Prima di accendere la mola vale la pena dare un’occhiata all’angolo di taglio. Niente calcoli da ingegnere: si tratta di capire che tipo di legno stai lavorando e come vuoi far scorrere lo strumento.
Acciaio rapido (HSS) a 45°–50°: ideale per sgorbie a profilo irlandese quando torni pezzi duri come l’ulivo.
Angoli più acuti, 35°–40°: perfetti per torniture da finitura su legni teneri (pino, tiglio).
Sgorbie a cucchiaio? Tieni 60° circa: l’asola interna si consuma meno e controlli meglio gli incavi profondi.
Non esistono dogmi incisi nella pietra; sperimenta, prendi nota e trova il tuo equilibrio. In fondo, ogni bancale di ciliegio racconta una storia diversa.
Allestire la zona affilatura
Lo sai? Basta un angolo di banco, ma organizzato con cura.
Mola da banco, 150–200 mm — grana 80 in corindone bianco se parti da grezzo, grana 120 se devi solo ravvivare.
Ultimo aggiornamento 2025-05-20 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
Supporto regolabile — la dima è un classico; va bene anche un appoggio autocostruito purché stabile.
Barattolo d’acqua — sì, anche con l’HSS: un veloce “tuffo” ogni tanto previene il blu di rinvenimento.
Pietra diamantata piatta — per il tocco finale; serve a smorzare il baffo e lucidare.
Parentesi: qualcuno usa le nastri abrasive a secco; funzionano, ma alzano più polvere e richiedono mano fermissima. Se ti piace l’idea, metti una mascherina decente e apri la finestra.
Il ritmo: dall’avvicinamento alla lucidatura
Fammi spiegare meglio come procedo — metodo collaudato dopo più di un manico consumato.
Osserva il filo
Appoggia la sgorbia a luce radente; se vedi riflessi piatti, il tagliente è smussato.Regola l’angolo
Con la mola ferma appoggia la sgorbia sul supporto inclinato. Porta il tallone del bisello a contatto. Una scintilla prova‑angolo — letteralmente un colpo veloce — conferma la posizione.Affila con un movimento fluido
Braccia serrate al busto, sposta il corpo, non solo i polsi. Lascia che la mola “baci” il bisello. Un passaggio uniforme dura, a occhio, tre secondi; poi raffredda. Ripeti finché la linea di luce sparisce.Raffredda spesso
Se senti profumo di pane tostato, ti sei distratto. Temperatura bassa uguale microstruttura intatta.Rifinisci a mano
Poggia la pietra diamantata sul bisello, qualche carezza e via: il baffo cade, il filo brilla.
Se senti ancora un graffio quando la sgorbia raschia l’unghia del pollice, torna per un passaggio leggero; non intestardirti con pressione eccessiva.
E quando la mola fa paura? Affilare a mano libera con carta abrasiva
Onestamente, non tutti hanno spazio o budget per un’affilatrice dedicata. Una tavoletta di MDF, spray adesivo e strisce abrasive da 400 a 1200 possono salvare la giornata. Sistema la carta, inclina la sgorbia finché avverti il bisello aderire, poi disegna un semicerchio costante. Ci vuole più pazienza, ma il filo esce sorprendentemente pulito.
Piccolo trucco: chiudi gli occhi un secondo mentre senti la vibrazione sotto le dita; percepirai se l’angolo è corretto. Sembra esoterico, invece è solo propriocezione allenata.
Errori in cui siamo caduti tutti (e come uscirne)
“Premo di più, affilerò prima” — risultato: bisello concavo, scalino laterale e un filo caldo come ferraglia di carrozza. Meglio tocchi leggeri e ripetuti.
Piatto appoggio fuori squadra — se il supporto non è perpendicolare alla mola otterrai un profilo sbilenco. Verifica con una squadretta di tanto in tanto.
Dimenticare la sicurezza — occhiali, visiera, dita lontane dal bordo. Un momento di distrazione e il 220 V ti ricorda chi comanda.
Affilare solo quando non taglia più — pratica monotona, certo; ma ravvivare il filo ogni dieci minuti equivale a evitare mezz’ora di rettifica invasiva dopo.
Manutenzione periodica: non solo lame
La mola stessa pretende attenzioni. Un diamante di ravvivatura passato dolcemente ogni sera mantiene la superficie piana e “fredda”. E se lavori spesso acciai tradizionali, valuta una mola CBN montata su disco d’acciaio: costa, sì, ma dura anni e non cambia diametro.
Anche il supporto si allenta col tempo. Un colpo di chiave a brugola, una goccia di olio sui perni, e scorre come pattini sul ghiaccio. Piccoli gesti che allungano la vita delle sgorbie — e del tuo portafoglio.
Quando il filo fa musica: prove pratiche al tornio
Porta la sgorbia affilata sul pezzo, avvicina dolcemente. Se senti un sibilo continuo e vedi trucioli sottili, quasi a nastro, hai centrato l’obiettivo. Se invece scricchiola, probabilmente il bisello vibra o l’angolo non è uniforme.
Un’esercitazione utile: prendi un listello di abete da recupero, mettilo fra le punte e prova passate di sgrossatura prima e finitura poi. Ogni volta che affili, torna sullo stesso legno e ascolta la differenza.
Domande che mi sento fare in bottega
“Quanto spesso devo affilare?”
Finché il truciolo esce lucido e continuo. Appena strappa, fermati. Non misurare in minuti ma in sensazioni.
“Posso usare la stessa mola per coltelli da cucina?”
Meglio di no. Per i coltelli serve una grana più fine e un’angolazione ridotta; rischi di rovinare entrambi gli utensili.
“Serve la pasta abrasiva?”
Sulle sgorbie sì, ma solo dopo la pietra diamantata, per lucidare il bisello. Usa feltro e non superare i 3000 giri/min: il calore brucia la pasta e ossida l’acciaio.
Riassumendo (senza fingere che sia facile)
Preparazione accurata: postazione ordinata e supporto stabile.
Controllo dell’angolo: trova il tuo numero, non quello del vicino.
Movimento costante: sposta il corpo, non forzare i polsi.
Raffredda e rifinisci: acqua, poi pietra diamantata.
Ascolta il legno: il suono ti dirà più di mille tabelle.
Conclusioni
Affilare le sgorbie sembra un rito misterioso, ma è solo una danza ripetuta centinaia di volte. Le prime usciranno storte, altre si scalderanno troppo. Fa parte del gioco. Continua. Ogni micro‑truciolo levigato scivolerà come neve al sole e ti ricorderà che stai migliorando.
E la prossima volta che un amico entra in laboratorio e commenta “Che finitura setosa!”, sorridi. Non c’è fortuna: c’è un filo lucente che hai conquistato un passaggio alla volta.